PIETRO STEFAN SCULTORE A COLLALTO

Pietro Stefan, artista alla ricerca di nuove forme biomorfe

Di Giorgio Mies.

Come l’uomo moderno, abbandonato dalle credenze che in passato lo hanno aiutato a vivere è costretto a trovare in se stesso la forza per continuare ad affermare la propria umanità, così l’artista d’oggi si trova solo nella ricerca di un nuovo linguaggio espressivo che gli permetta di realizzare le istanze di sensibilità e cultura tipiche del nostro tempo.

Questa condizione di isolamento investe anche la vicenda umana ed artistica dello scultore Pietro Stefan, che nella sua ricerca di un linguaggio plastico nuovo, ha sempre cercato di trovare in sé la strada per porre fine alla alienazione dell’uomo dalla natura (causata dalla crescita dell’industrialismo, con la conseguente feticizzazione delle merci, del denaro, delle persone) e per soddisfare alle proprie aspirazioni di armonia e pace interiore.

Fin dall’inizio della sua avventura, egli ha saputo trovare la sua fede artistica nella cultura agreste da cui proviene; è in essa infatti che più compiutamente si riflette il legame fra l’uomo e la natura.

Già nella prima opera realizzata, Il ritratto della madre, pur nell’esecuzione un po’ rigida e scolastica, emerge l’interesse dello scultore per la realtà della vita quotidiana famigliare attraverso l’accentuazione dei tratti fisionomici di una popolana che conserva intatte le doti di schiettezza ed onestà, eco del realismo dell’antica arte romana. Anche gruppi scultorei come Giochi con il papà, con il cane e il gatto sono strettamente legati ai ricordi d’infanzia, come del resto alla cultura agricola della sua terra composizioni come Il bue, Le oche e, soprattutto, Melania che aggioga i buoi, singolare scena scolpita a bassorilievo su un grosso masso di pietra, concretizzata dalla visualizzazione di forme strutturali elementari nel recuperare il messaggio antichissimo dei valori del mondo contadino.

La forza primordiale dell’esistenza, cui da sempre l’uomo si inchina, è condensata nella povertà dei mezzi usati: pietra viva del luogo, tronchi e ceppi d’albero recuperati dal bosco o dal greto del Piave, terrecotte con cui modellare e dare forma al mondo passionale e religioso che si agita dentro di lui.

Una fondamentale riflessione sul principio della germinazione organica delle cose ha reso inevitabile il passaggio dal figurativo all’astratto, anche se il ricorso a forme essenziali per esprimere messaggi simbolici solo apparentemente può sembrare astratto; così dalla condizione emozionale della Coppia che solleva il frutto della propria unione, si passa a Fecondità, in chiara connessione con le veneri steatopigie della preistoria

Il superamento delle colonne d’Ercole del figurativo per giungere ad una concezione all’insegna della metamorfosi nelle cosiddette “forme biomorfe in formazione” (alla maniera dei maestri della scultura europea , da Arp a Brancusi a Moore) Stefan lo attua con opere come Il simbolo della vita, originata da un impulso di valore esistenziale (occorre lottare per continuare ad esistere), o con i nudi di Uomo e Donna, mutuati dalla cultura arcaica greca ma anche dall’esistenzialismo angosciato di Giacometti.

La serie delle cosiddette composizioni “spaziali” (enigmatica La valanga del progresso rappresentato da una palla che dallo scivolo può cadere nel vuoto da un momento all’altro) diventa allora un simbolo per l’artista, orientato com’è a scoprire sempre nuove forme con sofferenza ed espressività, per dare nuove certezze e speranze all’Homo economicus dell’era industriale.

 

contatti: informazioni@collalto.info 

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