Collalto prima della Grande
Guerra
Gli effetti della
guerra
Collalto dal campanile
Ruderi dentro la Rocca
Ponte romano in località Villa Jacur
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Ricerche
archeologiche hanno permesso di rinvenire tracce della presenza
dell’uomo primitivo sia a Collalto che lungo i crinali che portano al
Piave. E’ inoltre accertato che la zona sottostante la collina di
Collalto, a ridosso del fiume, venne percorsa da antichi commerci e che fu
anche luogo deputato a veri e propri scambi, come si può realisticamente
ipotizzare dal toponimo di epoca successiva Marcadelli,
divenuto poi Mercadelli e Mercatelli, ancora oggi in uso.
La presenza poi di alcuni ponti di epoca romana nella zona di Sant’Anna,
dove il fiume Soligo si getta nel Piave, prova poi che da lì passavano e
si incrociavano due importanti vie di comunicazione di età imperiale.
Ben prima dell’anno Mille la parte sommitale del colle potrebbe essere
stata sede di un insediamento longobardo, ipotizzabile dal culto locale di
santi militari quali Giorgio e Martino presenti nella tradizione religiosa
di quel popolo.
Solo all’anno 1110, pur in assenza di documentazione certa, viene fatta
invece risalire la data di costruzione di un primo centro fortificato
sulla collina che guarda il Piave: l’embrione del castello di Collalto.
Ad Ensedisio I e agli altri Conti di Treviso furono assegnate le terre
collaltine col compito di insediarsi definitivamente sulla riva sinistra
del fiume Piave e controllare così i guadi del medio corso.
Il primo documento che certifica la presenza di un’entità
amministrativa a Collalto risale però soltanto al 1138. Si tratta di una
copia settecentesca del testamento del conte Alberto, in partenza per il
Santo Sepolcro, che menziona il castello e assegna importanti donazioni
alla chiesa di Collalto.
Nel 1245, con la vendita della collina di San Salvatore da parte del
podestà di Treviso Alberico da Romano al conte Schenella III, i signori
di Collalto arrivarono a controllare un’altra importante fetta di
territorio.
Nel 1312, il conte Rambaldo VIII ottenne per sé e per la sua discendenza
dall’imperatore Arrigo VII piena giurisdizione sulle contee di Collalto
e San Salvatore, legittimando così la definitiva consacrazione feudale
della famiglia Collalto che da allora fu sottoposta solo all’autorità
imperiale.
Il centro fortificato diveniva così il capoluogo comitale di un vasto
territorio che comprendeva anche le ville di Falzè, Sernaglia, Barbisano
e Refrontolo, mentre il castello di San Salvatore amministrava le ville di
Susegana, Colfosco e Santa Lucia.
Durante tutta l’età veneta il castello di Collalto arricchì il proprio
impianto insediativo rendendolo degno di una vera e propria sede
amministrativa feudale.
A partire dal 1461 il castello di Collalto fu sede di un monastero
francescano voluto da Antonio II, soppresso in età napoleonica ed adibito
poi a filanda.
Nelle chiese e nei castelli collaltini operarono già dal primo decennio
del 1500 artisti come Giovanni Antonio de’ Sacchis detto il Pordenone e
Francesco da Milano. Il paesaggio di Collalto, compare anche nelle opere
di Giovanni Battista Cima da Conegliano.
Gli Statuti di Collalto furono il primo codice di promulgazione signorile
del Trevigiano la cui stesura trecentesca viene fatta risalire al conte
Rambaldo VIII. Gli Statuti rimasero in vigore fino al 1797.
In epoca rinascimentale il castello fu meta di artisti, poeti e letterati.
Fiorì il commercio.
Nel 1806 Napoleone I re d’Italia abolisce l’organizzazione feudale e
nasce così il Comune di San Salvador, divenuto successivamente Susegana. Per Collalto continua un declino inesorabile che porta il capoluogo
dell’ormai ex feudo a diventare frazione, unitamente a Barbisano, del
Comune di San Pietro di Feletto, per unirsi in età austriaca a Refrontolo
e ritornare poi, ma soltanto nel 1889, al patrocinio amministrativo del
Comune di Susegana, che, come il resto del Veneto, era entrato a far parte
dell'Italia Unita, non nel 1861,
ma 5 anni dopo..
La Grande Guerra (1915-1918) fece trovare il borgo medievale di Collalto e
l’ambito fortificato, con i suoi palazzi, la rocca e la cinta muraria,
sotto il tiro delle artiglierie italiane che, come successe per il
castello di San Salvatore, per buona parte li distrussero.
Del castello e delle sue mura rimane oggi ben poco, come poco o nulla
resta dei palazzi, delle antiche chiese e delle torri di guardia.
Nel 1927, su progetto dell’architetto Domenico Rupolo, venne costruita
l’attuale Chiesa di San Giorgio, dopo che quella fatta edificare nel
1851 (la consacrazione del vescovo Manfredo Bellati è del 1857) cadde
anch’essa sotto i colpi dell’artiglieria durante la Prima Guerra
Mondiale. (dal libro
“Collalto” di Antonio Menegon)
Ammira il plastico in scala 1:200 del
Castello di Collalto, così com'era nel 1600.
Opera di Nino Vitale 2007-2009
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Cartolina di inizio Novecento
Primi interventi alla torre
L'ingresso della Rocca
Le mura rimaste in piedi
Collalto immerso nel verde
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