Truppe
italiane della 2^ Armata, in ripiegamento dopo Caporetto, attraversano
il ponte sul Piave (1.11.1917)
Storica immagine della truppe italiane che attraversano il Piave
La Caserma Mandre sede della Scuola Bombardieri del Re
Gli ufficiali della Scuola Bombardieri del Re a lezione nei locali
dell’azienda agricola in località Mandre
Operazioni di trasporto di una baracca al Poligono di Ponte della Priula
Truppe nemiche
in posa di fronte a Palazzo Odoardo nel castello di San Salvatore
Fanti italiani attraversano il centro di Susegana
Il centro di Susegana pesantemente danneggiato dalle bombe
La stazione
ferroviaria di Ponte della Priula ridotta ad un cumulo di macerie
La chiesetta di
San Francesco, in località Barco distrutta dalle bombe |
Susegana nella
Grande Guerra
Le prime bombe cadono
sul Ponte della Priula il 9 novembre del 1917. E’ la Grande Guerra che
arriva, improvvisa, anche sul territorio del Comune di Susegana,
all’indomani della disfatta di Caporetto.
Austria-Ungheria e Germania sfondano le linee delle truppe italiane che,
duramente provate dalle precedenti undici battaglie dell'Isonzo, non
reggono l'urto e devono ritirarsi fino al fiume Piave, attestandosi sul
Montello.
Il 9 novembre, a Ponte della Priula, convergono oltre una
decina tra generali e ufficiali: si tratta di decidere quando far
saltare i tre ponti sul Piave, quello della Pontebbana, quello della
ferrovia ed anche il ponte di legno addossato a quello stradale.
L’ordine ricevuto dal generale Cattaneo è di far brillare le mine alle 3
del pomeriggio, ma ci sono ancora truppe italiane che stanno arrivando. Senza
il ponte sarebbero votate alla morte.
Le micce stavano per essere accese quando una colonna viene avvistata
lungo lo stradone: sono Italiani, sono il Battaglione complementare
della Brigata Sassari, altri 600 uomini che passano e vanno a rafforzare
le difese sul Montello. Sul ponte, il tenente al comando del Battaglione
dà il saluto e aggiunge: Siamo gli ultimi. Il nemico ha occupato
Collalto!
Col buio alle porte, alle 5 della sera, vengono accese le micce; pochi minuti dopo le arcate
dei ponti saltano, e mentre dal Pieve si alzano imponenti colonne di
fumo, piovono le prime granate nemiche: è la guerra.
Per la verità la guerra albergava a Susegana fin dal novembre del 1915
quando, in località Mandre, presso l’azienda agricola dei conti
Collalto, viene istituita la Scuola di tiro per bombardieri, capace di
ospitare migliaia di uomini.
Raggruppamento formato da 180 batterie di bombardieri volontari,
chiamati “Bombardieri del Re” per la loro totale dedizione alla Patria,
quello di Mandre rimane attivo fino al 30 ottobre 1917, quando, dal
Comando Supremo, arriva l’ordine di ripiegare al di là del Piave, con il
colonnello comandante Enrico Maltese che scrive: lasciamo questo
luogo con l’animo pieno del più grande e più santo dolore, ma con forza
di volontà superiore al dolore stesso.
Nel corso del 1916, operano nella scuola di Mandre circa 900 ufficiali,
26.000 uomini di truppa, 5.800 quadrupedi di truppa, 2.500 fra carri e
carrette, 2.100 bombarde. Un gran numero di ufficiali e bombardieri è
dunque sempre presente nella Scuola per poter fornire, al comando,
uomini e mezzi per le prime linee, come detta il motto dell’arma:
Sempre e ovunque!
Tra i compiti della scuola, che aveva strutture operative anche a Ponte
della Priula a ridosso della stazione ferroviaria e a Nervosa, oltre
all’istruzione e alla coesione dei reparti, ci sono anche il collaudo
dei materiali da trincea (bombarde, bombe, armamenti leggeri),
l’abilitazione all’impiego di tali armi e la formazione di nuove unità
di fanti, incaricate dell’impiego di lanciabombe.
L’arrivo degli Austro-Tedeschi e la strenua difesa della linea del
Piave da parte degli Italiani comporta la devastazione pressoché
totale del territorio suseganese e la fuga della popolazione verso un
doloroso profugato, al di là del Piave, o costretta dall’esercito
invasore fin anche in Friuli.
I centri abitati, le oltre 200 case coloniche e gli opifici dell’Azienda
Collalto, i campi e i vigneti, tutte le vie di comunicazione, subiscono
danni gravissimi.
I castelli di Collalto e San Salvatore, ritenuti dal Comando italiano
sedi operative del nemico, vengono devastati dalle artiglierie italiane
appostate sul Montello. Tra le macerie di San Salvatore, anche le
preziose volte affrescate della Cappella Vecchia, opera di artisti
riminesi del Trecento e completate nel Cinquecento dal Pordenone.
Nel 1918 gli Austriaci pianificano una massiccia offensiva, da sferrare
all'inizio dell'estate, per dare al conflitto una svolta decisiva, che
permetta un completo sfondamento del fronte italiano, come era già
avvenuto a Caporetto.
La mattina del 15 giugno 1918 inizia la Battaglia del Solstizio: le
truppe nemiche passano il Piave, conquistando il Montello e Nervesa,
fino a Bavaria dove vengono bloccate dalla possente controffensiva
italiana, supportata dall'artiglieria francese. La Regia Aeronautica
italiana mitraglia il nemico volando a bassa quota per rallentarne
l'avanzata. Colpito da un cecchino muore il maggiore Francesco Baracca,
asso dell'aviazione italiana.
Le passerelle gettate sul Piave dagli Austriaci vengono bombardate
incessantemente dall'alto. Dopo una settimana di combattimenti, i
nemici si ritirano sulla riva sinistra del Piave, con centinaia di
soldati morti affogati nel tentativo di riattraversare il fiume in
piena. Nelle ore successive alla ritirata austriaca, il re Vittorio
Emanuele III visita Nervesa liberata e completamente distrutta dai colpi
di artiglieria.
La guerra determina fame e miseria, si porta via 133 soldati suseganesi,
ma semina morte anche tra la popolazione civile; compresa quella per
fame, come accade a Giacomo Peruzzetto, di Collalto, segnalato
nell’elenco dei morti, feriti, mutilati civili del suo paese con
parte delle mani divorate nello strazio della fame.
Il primo dopoguerra e gli anni successivi sono caratterizzati dal
ricordo del grande conflitto mondiale: sorgono monumenti e vengono
murate lapidi, a Susegana e nelle frazioni, in memoria dei Caduti.
A Susegana il Monumento al Glorioso Combattente, pregevole opera di
Giuseppe Garbellotto, svetta nella piazza del paese (maggio 1924); a
Colfosco, viene eretto il Monumento ai Caduti, in via XVIII Giugno;
nell’androne interno dell’Azienda agricola conte Collalto viene posta
una lapide con i nomi dei dipendenti caduti in guerra; una piccola
lapide viene murata presso Casa Montone, a Collalto, per ricordare i
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esploratori cecoslovacchi, che fatti prigionieri avevano indossato la
divisa italiana, lì fucilati.
La memoria si perpetua negli anni successivi con il Tempio Votivo a
Ponte della Priula, il Cristo dell’Isonzo a Colfosco ed alcune steli
volute, in particolare, dai Gruppi Alpini.
Susegana al tempo dell'Unità
d'Italia
Fonti documentali e
fotografiche:
Archivio dello
Stato Maggiore dell’Esercito Italiano, Ufficio Storico di Roma
Collezione privata Antonio Menegon
Innocente Soligon, La Scuola Bombardieri del Re, S. Lucia di
Piave, 1997
Antonio Menegon, Collalto, S. Lucia di Piave, 2002
Renato Borsotti, Le parole di pietra, S. Lucia di Piave, 2006
Pier Angelo Passolunghi, Susegana, memoria storico-artistica nel
Bicentenario della nascita del Comune, Cornuda, 2006 |
Soldati italiani sul
ponte, nei pressi dell’osteria a ridosso del fiume Piave
Militari
e popolazione civile sul ponte distrutto dalle mine italiane
La 132 Batteria Bombardieri posa prima di partire per il fronte
Bombarde in linea schierate a Mandre
Barche tedesche in località Villa Jacur
Truppe italiane ammassate sul Piave
La piazza di Susegana con alcune barche austriache
Soldati italiani verso Ponte della Priula dopo l’avanzata
La cantina
Conte Collalto e, sullo sfondo, il castello
La piazza di
Susegana con il municipio crivellato dai proiettili |